NOTE DI REGIA

“Leo Franci è una via del centro di Colle Val d’Elsa; è anche, o lo è stato fino a ieri, il nome di una sezione di partito. Solo questo, oggi, a identificare una persona la cui presenza è estranea alla quasi totalità dei ricordi e delle celebrazioni ufficiali. Anche Orazio Marchi è oggi poco più che il nome di una strada, anche se gli è toccata, quanto a memoria, una sorte migliore. Specie tra i più vecchi sono ancora in diversi a ricordarsi di lui e ad averlo conosciuto di persona. Al quadro manca un personaggio, il terzo e ultimo, il meno conosciuto: Giordano Bruno Giachi, un altro vetraio, il cui profilo appare ancor meno distinto.

Leo, Orazio e Giordano Bruno rappresentano tre cammini significativi, tre pezzi di memoria collettiva, i cui contorni si sono persi di vista progressivamente nel corso degli ultimi decenni. Più o meno allo stesso modo sono andate scomparendo le tracce del grande evento storico che li ha visti accomunati: la difesa della repubblica spagnola.

Proprio a partire da questa consapevolezza, abbiamo cominciato a ricercare le tracce che, in maniera assai eterogenea, potevano aiutare a ridefinire il profilo dei tre volontari: dagli archivi storici di riferimento alle testimonianze sparse di parenti, amici e compagni di partito. Abbiamo tracciato, prima idealmente, poi su carta geografica, le linee del fronte toccate dai tre, le aree di scontro delle principali battaglie sulle quali si sono alternati.

Semplicemente, ci sembrava giusto farlo.

A quel punto ci siamo accorti che il tema della ricerca e, nello specifico, del documentario, si stava allargando e prendeva forma propria. Qualsiasi luogo toccato apriva anche, nel bene e nel male, altre strade, diverse suggestioni: ripercorrere la storia dei tre volontari toscani è diventato un pretesto (o meglio: uno stimolo) per interrogarci, più in generale, sullo stato della memoria collettiva, anche di quella spagnola.

Nell’ottobre 2008 abbiamo assistito alla celebrazione del settantesimo anniversario della Despedida, cioè il congedo definitivo della Brigate Internazionali. Abbiamo incontrato, e filmato, i pochi volontari superstiti: austriaci, tedeschi, inglesi, irlandesi, statunitensi, cubani, messicani, rumeni, bulgari. Persone di una vitalità sorprendente, il cui carattere, nonostante l’età e il tempo, dava ancora sfoggio di una forza commovente.

E lì abbiamo iniziato a scrivere questo racconto”.

Francesco Corsi